Storia del Culto


La storia
Quella successiva alla Riforma protestante fu una fase storica, in cui studiosi e dottori della Chiesa, come Cesare Baronio (Sora 1538 - Roma 1607), cardinale e storico che scrisse una monumentale storia della Chiesa per confutare i contenuti delle “Centurie di Magdeburgo” ed Antonio Bosio (1629-1652), il “Colombo della Catacombe” a cui è dovuta la mappatura dei cimiteri romani, riaffermano e rinsaldano la fede, la centralità vaticana e le proprie radici storiche, riscoprendo il Paleocristianesimo. Dalle fondamenta della Città Eterna, da quelle Catacombe in cui “di notte, mentre il sonno assopiva i rimorsi degl’imperatori e del popolo di Roma, i generosi fedeli raccoglievano il Sangue e i Corpi dei Martiri, rimasti esposti nel giorno al pubblico ludibrio, e con gelosa cura li depositavano.... (Solimena)”, parte l’operazione di rinsaldare la fede, minacciata dalla Riforma, irradiando in tutto il mondo cattolico le ossa e il sangue di questi primi eroi del Cristianesimo.
In questo periodo, gli Aiellesi, dopo le sciagure provocate dal terremoto del 1638, cantate in una poesia di Giuseppe Di Valle, si sentono indifesi contro la forza devastante della natura. Sentono il bisogno di farsi proteggere.
L’occasione si offre con Alderano Cybo, cardinale molto influente della famiglia allora feudataria di Aiello. A lui chiedono di intercedere per ottenere qualche reliquia di santo martire. E le ottengono nel 1667 quando arrivano ad Aiello quelle di Geniale, un giovane che muore tra il I e III secolo d.C. da martire “a testimonianza dell’Evangelo, di quell’Evangelo – scrive il Solimena nel libro sul patrono aiellese, ripubblicato nel 1992 dall’editore Brenner – ch’è il più santo ed il più giusto di tutti i codici dell’umanità”.
Purtroppo però, come ebbe ad evidenziare lo stesso Solimena, e come risulta dagli studi dei Bollantisti, “nel Martirologio non si parla del Martire nostro. L’omissione – spiega – potrebbe attribuirsi al fatto che in certi giorni era così grande il numero dei Martiri, da riuscire difficile e qualche volta impossibile il prenderne nota”.
Tuttavia, questa circostanza nulla toglie alla venerazione delle spoglie del santo, sostenuta negli anni cinquanta, in occasione di una visita pastorale, anche dal vescovo di Tropea, Monsignor Agostino Saba (Aiello faceva parte sino a quegli anni di quella Curia vescovile, mentre ora fa parte della Diocesi Cosenza-Bisignano).
I resti mortali del martire cristiano erano state estratte dalle Catacombe di S. Lorenzo, per ordine di Papa Alessandro VII, il 4 di maggio del 1656 e consegnati in custodia al cardinale Alderano Cybo, sino a quando non vennero concesse (atto notarile del 10 giugno 1656) alla “terra di Aiello”, dove giunsero il 26 luglio del 1667. La “capsula quadrata”, contenente le reliquie e la boccia con il sangue del martire, era partita da Roma per Napoli e consegnate a Padre Francesco da Pietramala del Monastero dei Padri Zoccolanti di Santa Maria delle Grazie a cui era destinata. Da Napoli, via mare, arrivarono ad Amantea. Depositata sulla spiaggia, fu oggetto di contesa tra alcuni amanteani che volevano appropriarsene, ed una eroica donna aiellese a nome Tarquinia Ferrise. Lì avvennero i primi miracoli: la cassa, durante il tentativo degli amanteani di sollevarla, divenne tanto pesante che solo Tarquinia riuscì a sollevare e portare ad Aiello, liberandosi, nel medesimo tempo, anche dal demonio da cui era posseduta. Qui giunta, la cassa viene portata nella Chiesa del Monastero di Santa Chiara, ma ci volle il 6 maggio del 1668, con l’arrivo del Vicario generale di Tropea, Don Orazio D’Amato, inviato dall’allora vescovo titolare, monsignor Luigi De Morales Agostiniano Spagnolo, per constatare che i sigilli erano intatti e nominare Geniale patrono di Aiello Calabro. Le reliquie furono così portate fuori le mura della città, nel Convento dei Zoccolanti e depositate nella Cappella gentilizia Cybo, dove rimasero sino al 1808. 
Il simulacro fu costruito con tre serrature, le chiavi furono consegnate rispettivamente al Guardiano del Convento, al Vicario Foraneo e al Sindaco di Aiello.
Da allora ogni prima domenica di maggio si celebra la festa di S. Geniale, Patrono di Aiello. E dalla quella data inizia la lunga serie di “miracoli” del Santo Patrono, non solo a favore degli Aiellesi, ma di tutti i paesi del Circondario che ne divennero così molto devoti. A partire dal 1783, anno del sisma disastroso, si comincia a festeggiare anche come ex voto il 5 di febbraio, per avere, il patrono, preservato la città e limitato i danni del terribile "tremuoto".
A partire dal 1808, e per volere dei fedeli, la Statua del Patrono fu custodita nella chiesa Matrice dove attualmente si trova.

Notizie tratte da:
• “San Geniale Martire” di Scipione Solimena, Palmi 1902;
• Atti Conferenza sul Culto di S. Geniale – maggio 2003 (Relazione di Fausto Cozzetto, docente di Storia Moderna dell’Università della Calabria);
• Mostra documentale Archivio di Stato di Cosenza (Documentazione notarile dell’epoca, conservata presso l’Archivio, diretto dalla dott.ssa Anna Maria Fazio); 

La Ricognizione delle Reliquie
Nel mese di novembre del 2003, si è conclusa – con il patrocinio ed il contributo dell’Amministrazione Comunale - la Ricognizione Canonica sul 'corpo santo' di Geniale martire, voluta da monsignor Giuseppe Agostino, Metropolita di Cosenza-Bisignano. Un atto questo che si colloca, come è scritto nella relazione di don Enzo Gabrieli, presidente della Commissione diocesana di Ricognizione, "nel cammino che la nostra Chiesa locale sta facendo, per la riscoperta e la valorizzazione della memoria dei Santi e dei Martiri".
La Commissione, di cui ha fatto parte, tra gli altri, anche il Rev. Don Ortensio Amendola, parroco di Santa Maria Maggiore (dove sono custodite le Reliquie), ha provveduto in 6 sessioni a catalogare ed esaminare i resti di Geniale. Dall’analisi medica è risultato che le ossa appartenenti ad un giovinetto (14/16 anni) di 160/170 cm, rinvenute nel simulacro, erano dignitosamente conservate e munite di autentica. Oltre alle ossa sono stati rinvenuti altri reperti (tra questi il frammento di muro in malta e resti dell’ampolla in vetro contenente il sangue del martire, provenienti dalla catacomba di S. Lorenzo in Roma). Le ossa repertate sono state poste in un’urna sigillata. Così gli altri reperti, messi in una urna, esterna al simulacro, anch’essa munita di sigillo arcivescovile.

Notizie tratte da:
• Relatio Recognitionis Reliquiarium Geniali Martyris – a cura della Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano – Commissione per la Ricognizione sulle Reliquie;
• Conferenza sulla Ricognizione – dicembre 2003 (relatori: Don Enzo Gabrieli, presidente Commissione e vicepostulatore causa dei Santi; Don Ortensio Amendola, parroco di Santa Maria Maggiore; Elisabetta Mazzei, storico delle Religioni; sindaco di Aiello Calabro, Francesco Iacucci; assessore cultura comune, Bruno Pino).

Il Restauro
Con il finanziamento della famiglia Solferino, da sempre devota al patrono, nel 2004 è stato effettuato il restauro (descialbatura e disinfestazione) del busto reliquiario del Martire.
Il busto consiste in un pregevole opera di bottega partenopea della prima metà del 1700, nella cui predella sono ospitate le reliquie del Santo Martire. Raffigura un giovinetto dalle armoniose ed aggraziate fattezze, in abiti romani in atteggiamento orante e incoronato da un angelo.
Le operazioni di restauro – affidate alla ditta “Daniela del Francia” di Roma – si sono rese possibili grazie ai nulla osta della Curia e della Soprintendenza ai beni artistici di Cosenza ed al supporto dell’Assessorato alla Cultura del Comune.

a cura di Bruno Pino